Piante invasive sulle Isole Ponziane - Fico d'India (Opuntia ficus-indica)

Opuntia ficus-indica in fiore sull'isola di Palmarola. (foto Raffaella Frondoni)

28 luglio 2021

Il fico d’India Opuntia ficus-indica, specie nativa del Messico, è attualmente elencato tra le principali piante invasive in Europa, dove è stato introdotto dapprima per collezionismo e poi per via del frutto, commestibile e di ottimo sapore.

Si tratta di una pianta succulenta e spinosa, che vive circa 80 anni e che può raggiungere un'altezza di 5-7 m. Il fusto è diviso in segmenti, che si chiamano pale o cladodi, di forma ovale e appiattita e color verde-grigio, lunghi tra i 20 e i 60 cm e larghi tra i 10 e i 40 cm. Le pale basali diventano legnose con l’età, fornendo così il sostegno necessario alle forme arborescenti della pianta.

Le pale sono in grado di compiere la fotosintesi e sono caratterizzate da numerose areole, piccole zone circolari formate da un tessuto in grado di differenziarsi in nuove pale, in fiori oppure in spine. Quest’ultime sono di due tipi: le spine vere e proprie (da 1 a 2.5 cm) che possono anche mancare, e i glochidi, che sono in realtà dei peli sottili e pungenti, lunghi alcuni mm, che crescono in ciuffi e si staccano facilmente dalla pianta. I glochidi sono muniti di minuscole scaglie a forma di amo e, se penetrano nella pelle, sono molto difficili da estrarre.

I fiori si sviluppano in genere sulla sommità della pala e sono gialli o arancio. I frutti carnosi assumono colori diversi (da verde pallido a rosso), a seconda del grado di maturazione e della varietà, e racchiudono numerosi semi. La riproduzione è sia sessuale che vegetativa. Anche un piccolo frammento di pala può radicare e crescere, in presenza di almeno due areole.

Opuntia ficus-indica è stata utilizzata dall’uomo fin da tempi antichissimi nell’area di origine e viene coltivata in molte aree del mondo, specialmente per i frutti (ricchi di vitamina C) ma anche per l’allevamento della cocciniglia (per l'estrazione di un pigmento rosso molto ricercato) o, per le forme senza spine, come foraggio di complemento per il bestiame.

L'Italia è il terzo produttore mondiale di frutti di fico d’India ed il primo in Europa. La grandissima parte della superficie coltivata è localizzata in Sicilia, che vanta diversi frutti riconosciuti come prodotti DOP (denominazione di origine protetta) o specialità tradizionali.

Purtroppo, al di fuori delle aree di coltivazione, Opuntia ficus-indica colonizza molto rapidamente le zone agricole abbandonate ma anche gli arbusteti in aree disturbate. La sua efficacia nella diffusione dei semi tramite animali e la rapidità di colonizzazione per propagazione vegetativa ne rendono molto difficile la rimozione. In alcune aree il controllo biologico integrato ha dato risultati incoraggianti ma i conflitti con la produzione commerciale ne hanno limitato l'adozione.

Alle isole Ponziane, il fico d’India è diffuso a Ponza, Ventotene e Santo Stefano nelle zone di macchia costiera e sulle rupi, dove può minacciare la conservazione di alcuni habitat di interesse comunitario (secondo la Direttiva Habitat 92/43) come gli arbusteti a Euphorbia dendroides (5330), le comunità costiere con Helichrysum litoreum e Artemisia arborescens (5320) e la vegetazione delle scogliere con Limonium (1240). In particolare, a Ventotene, Opuntia ficus-indica cresce copioso e con enormi esemplari a Punta dell’Arco, dove rappresenta un residuo colturale, localmente in forte espansione. I fichi d'India venivano infatti utilizzati in passato per realizzare barriere frangivento. Infine, una nota folcloristica: le pale, a Ponza, vengono adoperate in cucina per preparare la parmigiana di palette di fichi d’India.